Chamber of Commerce of Bolzano

Moessmer

“La Cina è il futuro”

Vent’anni fa il lanificio Moessmer era sull’orlo del fallimento. Un tempo fornitrice della corte austro-ungarica, oggi l’azienda rifornisce i marchi della moda più famosi al mondo. L’amministratore delegato Walter Niedermair ci parla del nuovo orientamento dell’azienda e del perché la moda cinese sia meglio di quanto si creda.  

A metà degli anni Novanta Moessmer era ancora in profonda crisi. Oggi marche come Prada, Gucci, Chanel o Louis Vuitton utilizzano le vostre stoffe. Come Le è riuscito questo colpo da maestro?
Walter Niedermair: Verso la metà degli anni Novanta, l’industria di confezioni tessili tradizionale entrò in crisi. La domanda di tweed e loden si era ridotta drasticamente, e cotone e materiali sintetici dominavano il mercato. L’unico obiettivo era quello di produrre al minor prezzo possibile. Quello che contava era il prezzo. Non potevamo farci coinvolgere in questo gioco: era impossibile competere con luoghi di produzione come la Cambogia. Così abbiamo cercato nuovi mercati e nuovi acquirenti pronti a investire in stoffe di alta qualità.

Di pari passo, però, c’è stato anche una radicale ristrutturazione.
Certo, è stata un’operazione a cuore aperto. Adattavamo le nostre collezioni ai bisogni dei nostri clienti, e preparavamo produzioni esclusive. Abbiamo ridotto di molto la nostra produzione, ma aumentato la qualità. Inoltre, abbiamo spostato il baricentro della nostra produzione dalle stoffe da uomo a quelle da donna. Per far sì che questo nuovo orientamento portasse ai frutti sperati, ci siamo dovuti prima ridurre notevolmente, passando da 160 dipendenti ai 68 di oggi. Abbiamo impiegato circa 10 anni prima di riuscire ad arrivare al punto di svolta.

Prima della crisi realizzavate il 70 percento del fatturato in Italia; e oggi?
Oggi il 70 percento arriva dall’export. Corea del Sud, Giappone e soprattutto Cina ne generano, da soli, il 20 percento del fatturato. Negli ultimi tempi vado in Cina un mese all’anno. Lì vengono continuamente creati nuovi brand della moda. Si tratta di marche cinesi che non producono a basso prezzo per l’occidente, ma che, al contrario, creano moda di lusso per il mercato cinese.  

moessmer model

Perché i cinesi cercano stoffe della val Pusteria?
Questi clienti non cercano soluzioni facili. Sono alla ricerca di ciò che è particolare, unico; soprattutto apprezzano l’autenticità. Noi possiamo offrire tutto questo perché gestiamo in casa l’intero ciclo di produzione, dalla lana alla stoffa finita. Inoltre, il “Made in Italy” in Cina vale come l’oro. I cinesi amano il design italiano, e negli anni hanno cominciato ad apprezzare il vino, il buon cibo e ovviamente il calcio.

Come descriverebbe il cliente cinese?  
È soprattutto una questione di fiducia. In media ci vogliono tre anni prima di acquisire un cliente. Però, una volta che si è conquistata la sua fiducia, il cinese mostra di essere un cliente molto costante. Per questo mi chiedo come mai altri altoatesini non si occupino di questo interessante mercato. L’unico svantaggio è naturalmente l’accessibilità. Senza aeroporti manca il collegamento con il mondo, l’accesso al mare, e quindi al mercato.

Lei ha anche reso accessibili nuovi segmenti di mercato. Adesso il loden e la lana cotta si possono trovare anche negli interni. Un buon affare?
Affare molto divertente, direi! Ora con le nostre stoffe non vengono create soltanto tende, divani e coperte per hotel di lusso, ma si fanno anche i rivestimenti per i sedili di treni e delle cabine delle funivie. Abbiamo lavorato tre anni per rendere ignifuga la stoffa di lana. Dopo i treni delle ferrovie della val Venosta e val Pusteria, dovrebbero arrivare quelli delle ferrovie tedesche.

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